Riaprire SUBITO LE ATTIVITA’ DI COMMERCIO, SERVIZI E TURISMO

CONFCOMMERCIO DI FORLì-CESENA SULLA DELUDENTE FASE DUECONFCOMMERCIO DI FORLì-CESENA SULLA DELUDENTE FASE DUE

Le imprese sono pronte a riaprire in sicurezza, dopo ormai due mesi di blocco del lavoro, due mesi senza reddito, ma l’annuncio dei provvedimenti del Governo non va in questa direzione, pertanto il malcontento si sta allargando a macchia d’olio e bisogna intervenire per modificare, o far modificare, l’orientamento assunto”.

Lo rimarcano Augusto Patrignani e Roberto Vignatelli, presidente e vicepresidente dell’Unione provinciale di Confcommercio Forlì-Cesena.

 

“Quello che sconcerta nel varo della fase due, che le nostre imprese attendevano per la indispensabile ripartenza dopo tante settimane di disastrosa inattività, è l’ inaccettabile disparità di trattamento – affermano Patrignani e Vignatelli -: da una parte il Governo ritiene sicuro far riprendere l’attività di industrie con migliaia di lavoratori, ma impone al commercio una riapertura il 18 maggio e ai pubblici esercizi addirittura il 1° giugno. Due pesi e due misure. Peccato però che quando si è trattato di garantire servizi essenziali come la distribuzione alimentare, imponendo a questo settore uno sforzo incredibile, chissà perché tutto andava bene e tutto era sicuro!”.

 

“Oltre ai danni economici che crescono sino a divenire esponenziali – sottolinea Patrignani – quello che rincresce, sino a umiliare, è la totale mancanza di considerazione verso i nostri settori. Siamo di fronte ad una inaccettabile mancata attenzione verso i bisogni delle nostre imprese da parte di un Governo incapace di pianificare una fase 2 equa e coerente, che risponda alle esigenze di tenuta sociale ed economica di tutto il Paese”.

 

“Soprattutto non è più accettabile l’evidente squilibrio – aggiunge il vicepresidente Vignatelli – di trattamento fra settori economici: il paravento della sicurezza sanitaria non regge più davanti a scelte evidentemente di parte ed ideologiche, facendosi schermo con improbabili suggeritori tecnici. A questo stato di fatto si accompagna, fino a questo momento, l’inefficace sistema di sostegni economici e una serie di proclami non accompagnati da azioni rapide e concrete. Non sono più rinviabili gli indennizzi a fondo perduto e l’esenzione delle tassazioni locali per le imprese rimaste chiuse in questi mesi, che potrebbero trovare copertura con una coraggiosa web tax sulle piattaforme dell’on-line gestite da poche grandi multinazionali.”

 

“Pubblici esercizi e negozi al dettaglio delle varie gamme merceologiche non possono rimanere al palo e c’è la stagione turistica da far partire in sicurezza – aggiunge il presidente dell’Unione provinciale Patrignani -. Le imprese del commercio, del turismo e dei servizi sono pronte ad aprire in piena sicurezza, rispettando le norme del protocollo sottoscritto il 24 aprile dalle parti sociali: ogni giorno di riapertura rinviato determina un ulteriore insostenibile aggravio per le imprese, già vicine al collasso. Secondo le stime la chiusura costa oltre 200 milioni di euro di fatturato al giorno e quasi cinque miliardi di euro al mese”.

 

“Confcommercio – concludono Patrignani e Vignatelli – continuerà a premere a ogni livello istituzionale per anticipare l’apertura delle nostre imprese, assicurando il rispetto delle norme di sicurezza sanitaria e garantendo sforzi organizzativi assolutamente straordinari come già dimostrato durante la fase dell’emergenza. Chiediamo alla Regione Emilia-Romagna, anche attraverso la Conferenza delle Regioni, di sostenere integralmente le nostre ragioni presso il Governo e condividere l’impegno di anticipare le riaperture dei nostri settori commerciali. Non sono inoltre più derogabili rinvii di misure per indennizzi a fondo perduto per le imprese, e il blocco totale delle tassazioni locali, come sta chiedendo a gran forza il nostro presidente nazionale Sangalli. Oltre ad appellarsi alla Regione, Confcommercio lancia un appello al Governo, ai ministri, alle parti sociali, ai sindacati, ai presidenti delle Provincie, ai sindaci, ai parlamentari locali e ai consiglieri regionali affinché si facciano concretamente portavoci delle istanze delle imprese che sono al limite della sopravvivenza”.



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